Il Diritto Comunitario o Diritto Europeo è il corpus di norme su cui si basano i rapporti tra gli Stati dell’Unione Europea e che regolano le funzioni delle Istituzioni Comunitarie.
Si tratta di una materia non facilissima visto che le fonti del Diritto sono i vari Trattati che sin dal 1951, alla fondazione della primissima Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, si sono susseguiti e continuano ad essere stipulati man mano che l’integrazione europea procede, e nuove opportunità (come nuovi Stati o l’adesione all’Euro) così come nuovi problemi si presentano (ad esempio la Brexit, la crisi dei migranti, la crisi economica).
Per gli Studenti, il Diritto Comunitario è una materia inclusa nei programmi di Giurisprudenza (ed anche in alcune facoltà di tipo economico) che di solito viene approfondita poi in Master Specifici, come quello proposto da Unicusano.
Si può dire che oggi il Diritto Comunitario sia la spina dorsale dell’Europa: tutte le norme che permettono all’Unione di Funzionare nonostante ogni volta bisogna mettere d’accordo 28 Stati Membri e 7 Stati candidati all’adesione con cui i negoziati vanno avanti da anni. Come se non bastasse, avere tutti questi diversi Stati con i loro problemi e le loro particolarità, 19 dei 28 Paesi Membri usano l’Euro mentre gli altri hanno ancora le loro diverse valute nazionali.
Appare ovvio quindi come un corpus giuridico importante e sempre aggiornato è la prima necessità per mantenere l’Unione e favorirne lo sviluppo, continuando a legiferare nel tempo e non limitandosi solo a quanto stipulato dai trattati fra le nazioni e iniziati ai tempi in cui l’Unione era solo fatta da trattati commerciali che favorissero il libero scambio.
All’inizio i primi trattati erano solamente di materia economica e commerciale, mentre con il Trattato di Lisbona (2009) si è aggiunta la possibilità di legiferare anche in materia amministrativa e penale.
Come Funziona il Diritto Europeo?
Le Leggi Comunitarie comunque non possono “scavalcare” immediatamente quelle nazionali: il primato di applicazione è ormai usato in molti campi in cui gli Stati Membri hanno trasferito molte competenze all’Unione Europea, ma non è previsto esplicitamente nei trattati. Possiamo dire quindi che nel tempo si è stabilita una prassi applicativa del Diritto Europeo, gli Stati devono recepire le normative ma in pratica il Diritto Europeo può invalidare quello Nazionale solo quando questo è direttamente in contrasto.
Quando questo non avviene si parla di procedura di infrazione in cui si parla di sanzioni economiche allo Stato Membro.
In molti casi quando una normativa viene recepita comunque, abroga quasi completamente le norme nazionali. Un esempio come è accaduto con Il Regolamento Europeo sulla Privacy, entrato in vigore nel 2016 e che avrà piena effettività nel maggio 2018 e che abrogherà la normativa vigente in Italia prima di allora.
Quali sono gli sbocchi lavorativi?
Specializzandosi con master in Diritto Europeo permette ovviamente l’accesso a molte delle istituzioni Europee, tra cui la Corte di Giustizia, così come offre sbocchi lavorativi presso le Istituzioni degli Stati Membri ma anche come legale per aziende che lavorano nei territori dell’Unione Europea con export, appalti, finanziamenti comunitari.
Considerando che ormai, come abbiamo già detto, in molti casi il diritto comunitario di fatto sostituisce quello nazionale, e visti i progressi velocissimi fatti dai tempi del Trattato di Maastricht a quello di Lisbona (con qualche “stop” fisiologico in mezzo, come l’idea di una Costituzione Europea sovranazionale, che sottoposta al voto in Francia nel 2005 è stata bocciata) si può dire che nonostante crisi di vario tipo l’integrazione europea andrà avanti sempre di più.
E questo significa che sempre di più sarà fonte del diritto in tutti gli stati membri e di conseguenza tutte le professioni legali avranno bisogno di solide basi in questa materia così complessa ed affascinante.