E’ notizia fresca di questi giorni l’adozione da parte del Consiglio europeo della prima normativa europea sul clima attraverso la quale si intende perseguire l’obiettivo del raggiungimento della neutralità climatica dell’Unione Europea entro il 2050. Ma quali sono state negli ultimi decenni le tappe più importanti e significative per l’attuazione di politiche lungimiranti in materia di cambiamenti climatici? Ripercorriamole insieme in questo articolo, a cui ha contribuito il team di storici di Fatti per la Storia.
Il Protocollo di Kyoto del 1997
Del problema ecologico legato ai cambiamenti climatici l’opinione pubblica internazionale inizia a discuterne a partire dalla fine degli anni Settanta con toni quasi sempre apocalittici, mentre le autorità politiche temporeggiano fin quasi all’inizio del nuovo millennio prima di dedicare un incontro per analizzare il fenomeno a livello mondiale.
L’11 dicembre 1997, infatti, si svolge nella città di Kyoto, in Giappone, la COP3 (Conferenza delle Parti) della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) redatta nella precedente conferenza tenutasi dal 3 al 14 giugno 1992 in Brasile in occasione del Summit della Terra, la prima vera e propria riunione dei Capi di Stato dedicata al tema dell’ambiente.
Nel corso dell’incontro oltre centottanta paesi redigono il Protocollo di Kyoto, un trattato internazionale con il quale si pianifica una riduzione delle emissioni di inquinamento di biossido di carbonio e di gas serra per il periodo compreso tra il 2008 e il 2012 e per un valore che si aggira intorno all’8% rispetto al 1990.
Il Protocollo, entrato in vigore il 16 febbraio 2005 dopo la ratifica da parte della Russia, è stato fino ad ora ratificato da 175 Paesi e dall’European Economic Community (EEC). Il trattato di Kyoto offre la possibilità ai paesi partecipanti di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l’ottenimento di crediti di emissioni:
- il Clean Development Mechanism (CDM) che permette ai Paesi industrializzati di pianificare e realizzare progetti nelle nazioni in via di sviluppo per conseguire la riduzione delle emissioni di gas-serra;
- il Joint Implementation (JI) che consente agli Stati industrializzati, e con un’economia in transizione, di attuare dei progetti per la riduzione delle emissioni di gas-serra in un altro paese sviluppato;
- l’Emissions Trading (ET) con il quale i Paesi industrializzati possono scambiarsi tra di loro crediti di emissione in base agli obiettivi raggiunti rispettivamente nella lotta al riscaldamento globale.
Le fasi principali della lotta al cambiamento climatico
Negli anni seguenti il tema del surriscaldamento globale diventa una priorità a livello mondiale. L’Europa, per conto suo, propone nel 2008 come soluzione al riscaldamento del pianeta il “Pacchetto Clima 20-20-20“, nel quale si prevede la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra, l’aumento del 20% nell’efficienza energetica e l’aumento del 20% delle quote di energie rinnovabili entro il 2020.
Dal 7 al 18 dicembre 2009 si svolge il Vertice di Copenaghen dove per la prima volta si tenta di raggiungere un accordo comune fra la maggior parte dei paesi sulla diminuzione di emissioni di anidride carbonica; in quest’occasione l’Unione europea propone di tagliare le emissioni di gas ad effetto serra del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.
Sei anni dopo, nel 2015, i paesi dell’Organizzazione ONU negoziano l’Accordo di Parigi, che ha l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto della soglia di due gradi oltre i livelli dei periodi pre-industriali. Il contenuto di questo accordo, che ha di fatto sostituito il protocollo di Kyoto, viene successivamente negoziato dai rappresentanti di 196 Stati alla XXI Conferenza delle Parti dell’UNFCCC.
Nel mese di febbraio di quello stesso anno la Commissione europea elabora una strategia per conseguire un’unione energetica resiliente attraverso una politica avveduta volta a contrastare i cambiamenti climatici. A supporto di questa strategia viene sviluppato un piano d’azione per ridefinire l’assetto del mercato europeo dell’energia elettrica, per rendere più solido il ruolo dei consumatori di energia e per rivedere il sistema europeo dello scambio di quote di emissione.
Tuttavia è l’avvio del Green Deal europeo, nel dicembre 2019, ad imprimere un nuovo slancio all’azione politica volta a salvaguardare il clima e l’ecosistema. L’anno seguente i ministri dell’Ambiente raggiungono un accordo su un orientamento generale relativo alla proposta della Commissione di legge europea sul clima, sulla base degli orientamenti forniti dal Consiglio europeo.
Nell’aprile 2021 i negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo sottoscrivono un documento di carattere provvisorio in merito a tale proposta. Il Consiglio adotta, quindi, la sua posizione nel giugno 2021, ponendo così fine alla procedura di adozione della normativa europea sul clima.
Quest’ultima stabilisce come obiettivi per l’Unione Europea una diminuzione entro il 2030 delle emissioni di gas ad effetto serra del 55% ed il miglioramento del sistema di assorbimento del carbonio che viene rilasciato nell’atmosfera.
Il regolamento porta alla creazione di un Comitato consultivo per la lotta ai cambiamenti climatici che ha la funzione di offrire una valida consulenza scientifica agli altri organi europei e di redigere le relazioni sui provvedimenti adottati dall’UE in materia di clima. La normativa prevede, inoltre, un ulteriore obiettivo climatico intermedio per il 2040 da stabilire nei prossimi anni.
La strategia europea tratteggia una visione a lungo termine affinché l’Unione Europea possa diventare, entro il 2050, una “società resiliente ai cambiamenti climatici”. Le misure previste dal piano sono:
- l’adozione di una migliore raccolta e condivisione dei dati per un accesso immediato alle conoscenze sugli impatti climatici e al loro scambio;
- l’attuazione di soluzioni ecologiche per proteggere gli ecosistemi e per contribuire a creare resilienza ai cambiamenti climatici;
- l’integrazione dell’adattamento nelle politiche macro-fiscali (1).
Una volta resa nota la notizia il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha potuto manifestare con un post Twitter la propria soddisfazione per la chiusura della procedura di adozione della normativa: “L’Europa ha adesso una legge sul clima. I giovani avevano protestato contro l’UE chiedendogli di agire contro i cambiamenti climatici e l’UE li ha accontentati. Questa legge condurrà l’Europa ad una neutralità climatica entro il 2050“(2).
Fonti: