Il giorno 11 maggio 2016 segna una data molto importante sul fronte delle norme legate al diritto di famiglia, perché è la data di approvazione definitiva della cosiddetta legge Cirinnà, ovvero, come ricorda anche la guida di avvocatoaccanto.com, la regolamentazione sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, che disciplina in maniera nuova anche le convivenze nel nostro Paese.
Unioni civili in crescita
In sintesi, questa legge estende alle coppie omosessuali la quasi totalità dei diritti e dei doveri previsti per il matrimonio, con l’eccezione dell’obbligo di fedeltà e della possibilità di adozione. A distanza di due anni, il provvedimento (che poi è entrato in vigore nel giugno di quell’anno) ha avuto grande interesse, portando alla celebrazione di oltre seimila riti presso i Comuni italiani, a cui si aggiungono le trascrizioni di mille unioni celebrate all’estero, con trend in forte crescita dopo un inizio travagliato e incerto.
Verso quota 10 mila celebrazioni
Secondo Arcigay, una delle associazioni che storicamente si è battuta per arrivare a questo traguardo, questo significa che già quasi 15 mila persone italiane hanno beneficiato della legge per istituzionalizzare la propria unione, e la previsione è di raggiungere quota 10 mila celebrazioni già entro la fine di questo 2018, proseguendo nel ritmo di crescita conosciuto nel 2017, chiuso con il 146 per cento di eventi in più rispetto al semestre precedente.
Lo strano record di Crotone
La stessa Monica Cirinnà, prima firmataria del provvedimento, ha fornito più nel dettaglio le cifre delle persone che si sono unite civilmente di fronte a un ufficiale di Stato e alla presenza di due testimoni, aggiornate al 31 dicembre 2017: a guidare la classifica regionale è la Lombardia, con 1.514 unioni, di cui 799 nella sola Milano. Seguono il Lazio (915, di cui 845 a Roma), l’Emilia Romagna (645) e la Toscana (599). Spiccano in negativo le performance delle regioni del Sud, che sono fanalini di coda: appena 3 sono stati i riti celebrati in Molise, 6 in Basilicata e 24 in Calabria. Proprio in Calabria, poi, c’è il record assoluto al contrario: nella provincia di Crotone non è stata registrata ancora nessuna unione civile in questi due anni, unico caso italiano.
Calano le perplessità
Il tempo sembra aver fatto superare anche le “paure” e i timori legati a questo provvedimento, come quelli di natura finanziaria per l’eventuale impatto della reversibilità della pensione: secondo l’analisi di Dems Arcobaleno, tra il 2015 (ultimo anno senza unioni civili) e il 2017 (primo anno intero con la legge in vigore) la differenza è stata di circa 13 milioni di euro.
Cos’è la legge Cirinnà
Dal punto di vista pratico, la legge Cirinnà si compone di un solo articolo e prevede che due persone maggiorenni dello stesso sesso possono costituire un’unione civile mediante dichiarazione di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni, a cui segue la registrazione dell’atto di costituzione dell’unione civile nell’archivio dello stato civile. La legge garantisce l’estensione alle parti dell’unione civile di tutti i diritti sociali, fiscali, patrimoniali previsti per le coppie sposate, ma a differenza del matrimonio tradizionale non è prevista la separazione: l’eventuale procedimento di scioglimento può svolgersi di fronte all’ufficiale di stato civile e non in sede giudiziale, quando c’è l’accordo delle parti, o diversamente si applicano le norme sul divorzio dinanzi al Tribunale.