Le aziende devono affrontare lo stress lavoro correlato

stress lavoro

Da una ricerca effettuata recentemente su salute e sicurezza nei luoghi lavorativi, risulta che il 79% dei dirigenti europei è allarmato dal fenomeno, sempre più dilagante, dello stress legato al lavoro, ma che meno di un terzo delle aziende ha stabilito procedure per evitare tale fattore o eliminarlo/ridurlo, se già esistente.

I rischi psicosociali preoccupano quindi la maggior parte delle aziende, andando a inficiare la produttività europea, ma ciò nonostante solo il 26% delle organizzazioni dell’UE ha predisposto piani per combattere lo stress lavoro correlato.

Occorrono fatti e non meri discorsi in linea teorica privi di operatività e concretezza delle misure.

Ecco dunque che è di fondamentale importanza fornire un sostegno efficace alle aziende permettendo loro di affrontare al meglio situazioni spiacevoli, che finiscono per incidere anche sul lato economico. La finalità è garantire una forza lavoro sana e produttiva, necessaria ad incrementare le prestazioni e la competitività economiche europee.

Le aziende specializzate in materia di medicina del lavoro, salute e sicurezza aziendale, nell’analisi e nella risoluzione delle fonti stressogene in ambito di lavoro, si propongono di offrire alle imprese italiane un valido aiuto, fatto di concretezza, competenze, professionalità, e non di mere dichiarazioni di intenti.

L’intervento è di vero supporto e risoluzione al problema dello stress lavoro correlato che al giorno d’oggi le imprese si trovano a dover gestire.

Grandissima, già da mesi, è la sensibilità di verso questa tematica e forte il suo impegno presso le aziende attraverso le figure di esperti, tra cui: medici competenti, periti tecnici, consulenti, psicologi, per far aumentare la consapevolezza e, insieme a loro, gestire in termini sereni ed estremamente proficui il contesto problematico del tessuto aziendale.

Risulta necessario quindi un supporto assistenziale alle aziende per la valutazione dei rischi, nell’individuazione e predisposizione delle strategie per la sicurezza sul lavoro ed il benessere pisco-fisico di chi vi opera, adottando tutte le misure di sostegno alle esigenze delle imprese, misure preventive o riduttive, ove già sia presente lo stress.

La fase più critica non è tanto quella pur primaria e fondamentale di scelta del DPO in rispetto alla valutazione del rischio residuo, ma quella successiva di verifica di efficacia e di adeguata ergonomia dello stesso in relazione alla popolazione di lavoratori interessata.

Questa seconda fase, seppur obbligatoria e richiamata dalla normativa sia italiana che europea, è molto spesso sottovalutata con il conseguente risultato di considerare protetti lavoratori che in realtà non lo sono a causa della mancata “validazione” del dpi sulla specifica persona.

Il processo di controllo dell’efficacia del DPI è fondamentale e forse costituisce la nuova sfida che i responsabili della sicurezza devono porsi come lo è stato ad esempio nel passato recente l’analisi dei near miss (prima solo per pochi, ora un consolidato sistema di prevenzione).

Considerata la pubblicazione dei dati relativi all’indagine svolta in campo europeo, cogliamo tale occasione per ricordare alle aziende del territorio italiano che manca poco tempo per procedere all’adeguamento ai criteri di valutazione dello stress lavoro correlato, come previsto e richiesto dalla normativa di legge ex D. Lgs. 81/08 art. 28 comma 1-bis.

Fonte delle informazioni: http://www.studiohs.it/