Il matrimonio civile nei paesi della UE

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In tutti i Paesi dell’Unione Europea viene riconosciuto il matrimonio civile contratto da due persone in qualsiasi altro Stato. Per quanto riguarda le questioni più importanti e in particolare i
diritti e i doveri dei coniugi vi sono delle differenze in base alla legge in vigore nello Stato in cui si decide di risiedere, che possono riguardare differenze sul regime giuridico delle proprietà, oppure per quanto riguarda la potestà genitoriale e il cognome da dare ai propri figli. Se si è contratto un matrimonio religioso è necessario verificare nei vari Paesi la legislazione vigente e le conseguenze sul proprio stato civile, poiché non in tutti gli Stati viene riconosciuta la validità del solo matrimonio religioso.

Le unioni civili al contrario seppur non formalizzate da matrimonio vengono riconosciute come tali perciò il partner di un’unione civile ha gli stessi diritti del partner di una coppia sposata, per
quanto riguarda l’immigrazione e la permanenza in uno Stati UE, anche per quanto riguarda i sussidi previdenziali, il diritto allo studio, il diritto a lavorare a alla retribuzione, ecc.
Per quanto riguarda le unioni civili tra persone dello stesso sesso, non tutti i Paesi dell’Ue ammettono ancora la validità di questa unione, in Europa viene riconosciuto da Regno Unito
tranne l’Irlanda del Nord, Germania, Belgio, Danimarca, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Islanda, Finlandia, anche se il riconoscimento nei vari Paesi è in
progressivo aumento.

Dei 28 Stati dell’Unione Europea solamente undici hanno riconosciuto legalmente i matrimoni civili tra persone dello stesso sesso e undici acconsentono alle unioni civili, tra questi Paesi vi è
l’Italia, solamente sei nelle proprie costituzioni vietano esplicitamente il matrimonio gay. Le persone dello stesso sesso che hanno contratto matrimonio nei Paesi in cui è consentito prima di
spostarsi devono verificare la legislazione del Paese di destinazione, che potrebbe anche non riconoscere alcuna valenza al matrimonio, oppure appellarlo come unione di fatto, con
conseguente sottoposizione al regime normativo previsto per questo istituto.

MATRIMONI CIVILI INTERNAZIONALI NELL’UE

Nell’Unione Europea sono state emanate nuove norme atte a regolamentare i diritti di proprietà tra persone che si sono sposate al di fuori del territorio comunitario, o disciplinano il caso in cui
uno dei Partner sia cittadino straniero; generalmente l’Unione riconosce i matrimoni legalmente contratti, consentendo al coniuge di seguire il proprio partner nel caso in cui debba trasferirsi
per lavoro, o per studiare.

Le norme che disciplinano i diritti di proprietà sono quelle dello Stato in cui i coniugi oppure i partner di una unione civile o unione registrata, risiedono abitualmente, nel caso in cui sia
impossibile compiere una tale determinazione si applicano le norme del Paese in cui hanno la residenza, oppure quelle dello Stato in cui uno dei due, partner o coniuge, ha la cittadinanza.
Una recente normativa dell’Unione Europea, approvato da tutti gli Stati membri nel 2016/17 regolamenta i diritti patrimoniali sulle unioni registrate e il foro competente in caso di liti.

COSA FARE PRIMA DELLE NOZZE

Prima delle nozze è importante informarsi sulla legislazione vigente nello Stato in cui ci si vuole trasferire, per quanto riguarda in particolare alcuni aspetti fondamentali quali il riconoscimento del matrimonio, le norme applicabili sul regime patrimoniale e la disciplina riguardo la potestà sui figli, poiché potrebbe avere conseguenze molto importanti sullo svolgimento della vita futura.

Se il proprio desiderio è quello di sposarsi in un Paese diverso da quello in cui si ha la residenza, è fondamentale verificare quali obblighi sono imprescindibili affinché il matrimonio venga
riconosciuto nel Paese di nascita di entrambi i coniugi, sopratutto per quelle formalità essenziali come le pubblicazioni e la necessaria registrazione.

COSA FARE DOPO LE NOZZE

Il matrimonio regolarmente contratto verrà riconosciuto in tutti i Paesi dell’Unione Europea, situazione differente per le unioni civili e le unioni di fatto, queste infatti non sempre vengono
automaticamente riconosciute, per questo motivo i partner devono provvedere a registrarsi presso il consolato del proprio Paese, nello Stato presso cui intendono trasferire la residenza.
Se l’intenzione è quella di trasferirsi bisogna verificare le norme locali dettate per l’immigrazione sia riguardo alla posizione del partner, che per quanto riguarda i figli.
Se il partner e i figli sono cittadini dell’UE è più facile che possano trasferirsi nell’intero territorio comunitario, sia per motivi di lavoro, oppure di studio, oppure per soggiornarci, a loro
sono riconosciuti gli stessi diritti dei cittadini aventi residenza nel Paese di destinazione: il diritto allo studio, a cercare un lavoro, a percepire una pensione oppure un altro sussidio
previdenziale già percepito e riconosciuto nel Paese di origine. Sussistono delle condizioni per il trasferimento con durata superiore ai tre mesi che devono essere assolte pena l’espulsione:
prima condizione è quella di avere sufficienti risorse economiche per il proprio sostentamento e per quello dei familiari per non divenire un peso per lo Stato e, seconda condizione è quella di
disporre di un’assicurazione sanitaria adeguata.
Se si è studenti, bisogna risultare regolarmente iscritti presso un istituto di formazione, possedere l’assicurazione sanitaria anche per la propria famiglia e risorse economiche
sufficienti per non divenire un peso per lo Stato.
Se si vuole rimanere in modo permanente in un Paese europeo e si è cittadini europei bisogna ottenere il certificato di soggiorno permanente e sarà possibile godere degli stessi diritti dei
cittadini nazionali.
In caso di decesso di uno dei coniugi, se lo stesso ha vissuto per più di due anni in un Paese dell’UE, si è di diritto cittadini di quel Paese e si può rimanere in modo permanente.

SE IL CONIUGE E I FIGLI SONO CITTADINI EXTRA UE

Se il coniuge e i figli non sono cittadini dell’UE, bisogna previamente informarsi sui documenti necessari perché si possa soggiornare nel territorio dell’Unione, innanzitutto viene richiesto un
permesso di soggiorno, per il quale è necessario rivolgersi al consolato del Paese di origine e verificare che non siano necessari anche altri adempimenti richiesti a discrezione dello Stato di
destinazione; il coniuge e i figli devono avere a disposizione anche il passaporto da esibire alle autorità locali, e in molti Paesi è obbligatorio anche dichiarare presso le autorità del luogo la
propria presenza, pena una sanzione o un’ammenda. In mancanza di questi due requisiti comunque non possono essere espulsi dal Paese, ma verranno trattenuti per regolarizzarne la posizione.

Durante il periodo di soggiorno il coniuge e i figli possono godere di tutti i diritti riconosciuti ai cittadini del Paese, quindi hanno la possibilità di lavorare, frequentare un istituto scolastico, visitare i musei e servirsi dei trasporti pubblici senza un aumento di prezzo in quanto turisti.
Se il soggiorno è superiore ai tre mesi e il cittadino UE è un lavoratore non ci sono condizioni particolari cui è necessario sopperire per consentire il soggiorno della propria famiglia, se
invece il cittadino europeo è uno studente, è essenziale essere regolarmente iscritti presso un istituto scolastico, avere sufficienti risorse finanziarie per i propri bisogni e per la propria
famiglia ed un’assicurazione sanitaria adeguata. Entro tre mesi bisogna recarsi presso l’amministrazione competente per richiedere il rilascio della carta di soggiorno necessaria per
rimanere legalmente nel Paese. Se tali condizioni non sono soddisfatte oppure in casi eccezionali, come motivi di ordine pubblico, o di sicurezza, il coniuge, i figli e i nipoti possono
essere espulsi.

Se si intende soggiornare in modo permanente e il coniuge e i figli sono cittadini extra UE, devono ottenere carta di soggiorno, e possono rimanere nel Paese con gli stessi diritti dei
cittadini nazionali, salvo assenza dallo Stato per due anni consecutivi, situazione che fa decadere il diritto di soggiorno.

Questa guida è stata scritta da un autore di un noto Portale su Matrimonio, Famiglia e Spiritualità dell’Amore.